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Le ragioni dello sciopero dell’ANSA

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L’ANSA è tornata a scrivere. La più importante agenzia di stampa italiana da questa mattina è tornata a ricoprire quel ruolo cardine di  avamposto dell’informazione italiana. Lo ha fatto dopo uno sciopero iniziato martedì scorso alle 18.30.

I giornalisti lo hanno indetto dopo aver ricevuto comunicazione da parte dei vertici aziendali di un piano industriale di riassetto che prevede 65 esuberi, cassa integrazione o contratti di solidarietà. Tutto questo per fronteggiare – dice l’azienda – un passivo che nel 2015 ha toccato i 5 milioni di euro.

Lo sciopero è stato il passo più importante fatto dai giornalisti per opporsi a questa decisione aziendale che – ritengono – “vanificherebbe i pesanti sacrifici fatti negli ultimi anni ed ogni reale prospettiva di sviluppo dell’agenzia oggi necessaria per difenderne il ruolo di cardine nel sistema dell’informazione in Italia”. I contratti di solidarietà – sottolinea la rappresentanza sindacale – determinerebbero “un arretramento irreparabile in termini di qualità e copertura dell’offerta giornalistica mettendo a rischio il ruolo e la posizione di mercato di prima agenzia italiana”. Il cdr lamenta anche le mancate assunzioni oggetto di precedenti accordi sindacali sugli stati di crisi.

Intanto oggi è prevista un’altra assemblea dei giornalisti che già in quella precedente del 4 giugno avevano affidato il Cdr un pacchetto di dieci giorni di sciopero.

La protesta dell’ANSA ha avuto un forte eco anche online dove è subito diventato trend topic su Twitter l’hashtag #resistANSA, che ha raccolto la preoccupazione di molti utenti comuni, ma anche la solidarietà di diversi esponenti politici e di governo.

#resistANSA: la solidarietà degli utenti su Twitter ai giornalisti

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