È il personaggio del momento: Roberto Stellone, il più giovane tecnico della prossima seria A, le luci della ribalta, se le merita tutte, perché frutto del lavoro, dell’applicazione, “dell’altruismo, della fantasia”, direbbe De Gregori. Eccolo, Roberto Stellone, il tecnico. Prendere una squadra che naviga a vista in Lega Pro, svecchiarla non solo nel fisico, e portarla a vincere non uno, ma due campionati di fila: tanto di cappello, si dice in Italia.
Se quei campionati, alla fine, ti portano in Serie B (per la seconda volta nella tua storia) e l’anno dopo, dritti dritti in Serie A (per l’indiscussa prima volta di una squadra laziale, dopo le romane) beh, va usata la nobile lingua francese, per dire: chapeau! Chi sa di calcio, sapeva benissimo che Roberto Stellone era l’uomo giusto per poter lavorare con budget limitati, talenti che verranno, olio di gomito e scarpini lucidati: senza pressioni, cioè, ma col massimo della cura.
Lo sapeva anche Maurizio Stirpe, patron e innamorato del Frosinone, quando, a fine carriera, gli affida la Beretti gialloblù. Andatevi a vedere come vinse il titolo nazionale di categoria, tre anni fa, stagione 2011-2012. Era il Frosinone dei Frabotta, dei Paganini, gente che Stellone ha fatto crescere e apprezzare. Una corazzata; un tutt’uno col suo tecnico. Portato nel calcio dei grandi, non poteva non confermarsi: l’uno-due che ha assestato al pallone nostrano nei due ultimi tornei, avrebbe tramortito chiunque. Passare in ventiquattro mesi dal “Torre” di Pagani al “Meazza” di Milano: in pochi ci avrebbero provato, solo Stellone c’è riuscito. D’altronde, cuore e determinazione ce l’ha sempre messi, anche quando in campo ci andava lui. 30 Settembre 2000, prima di campionato: al “ San Paolo”, scendono in campo il Napoli, neopromossa dalla B e con Zeman in panchina, e la Juventus, all’asciutto di tricolore da tre anni (che durerà: la Lazio è campione, al termine del torneo lo sarà la Roma) e con la rabbia del post-Perugia ancora in circolo.
Passerà la Juventus, con un Del Piero che, finalmente, si ritrova. Ma Ancelotti & Co. si spaventano, e non poco, prima di rimettere a posto le cose. Ci pensa un certo Roberto Stellone, all’esordio in Serie A dopo aver portato a suon di goal, l’anno prima, il Lecce nella massima serie, a portare in vantaggio gli azzurri: quasi esplode il “San Paolo” quando, sottoporta, ribadisce in scivolata il cross di Sesa. Prima in A e gol alla Vecchia Signora: trovatene un altro, aspettiamo pazienti. Poi, però, il ginocchio fa crac, il Napoli naufraga e ritorna in serie B. Stellone non mollerà, restando a Napoli per altri due anni, prima di girovagare tra la Calabria (Reggina) e la Liguria (Genoa), fermandosi al Torino e regalandosi centotredici gettoni col granata sulle spalle. Poi, l’incontro con Stirpe e il “modello-Frosinone”: miglior posto per appendere le scarpe al chiodo e misurarsi con la pancina non ce n’è. Overpress lo ha intervistato in esclusiva per i propri lettori, strappandolo alla programmazione della prossima stagione e a quella delle meritate vacanze. Ecco cosa ci ha detto.
Nella sua prima stagione da allenatore centra un settimo posto, mentre nella stagione successiva arriva secondo in Lega Pro e ottiene la promozione in B ai play-off contro il Lecce
Mister, mi perdonerà la mancanza di originalità, ma vorrei iniziare chiedendole cosa prova dopo questa promozione, che dire inaspettata è dire poco…
“Una grandissima emozione. Anche io peccherò di mancanza di originalità, ma le posso garantire che il raggiungimento della massima serie ci ha riempiti di una grandissima gioia. Tutto il lavoro che abbiamo profuso in questa stagione ha dato il massimo dei suoi frutti. Un gruppo unito, compatto che, senza i favori del pronostico, riesce a incunearsi tra le tante favorite di grande spessore e a conseguire una promozione: migliore finale non potevamo immaginarlo. Il mio plauso va anche alla società, al Presidente: sempre vicini e pronti a sostenerci. Penso, infine, al nostro pubblico, caldo e appassionato: spesso sono stati l’arma in più”.
Calandoci subito nel concreto: c’è la grana stadio da risolvere. L’amministrazione locale si è detta pronta ad impegnarsi per la ristrutturazione del “Casaleno” (attuale stadio di allenamento dei frusinati, ndr). La stessa Lega ha dato parere favorevole e sostegno agli impegni della giunta Ottaviani. Contate di risolvere il tutto entro l’inizio della prossima stagione? Si ventila anche l’ipotesi “Partenio” di Avellino, non dovessero le cose andare per il vero giusto…
“Guardi, so che la nostra dirigenza, in accordo con l’amministrazione locale e con la supervisione delle autorità calcistiche nazionali, sta cercando di risolvere per tempo debito la vicenda. Il “Matusa” presenta dei limiti oggettivi, da qui la necessità di provvedere ad un nuovo stadio che sia in regola e che consenta alla nostra società di poter affrontare questa emozionante stagione senza aggravi. Il pensiero di spostarci, nella fattispecie ad Avellino, non ci lascia sereni. Come si può facilmente immaginare, il calore del nostro pubblico, in questa dura scalata, è stato imprescindibile. Lo sarà anche in Serie A; per questa ragione, pur ringraziando chi, come gli irpini, ci offre la sua ospitalità, vorremmo restare in quella che è la nostra casa. Sono ottimista a riguardo, so che si sta lavorando bene”.
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Stagione 2005-2006: il Frosinone taglia per la prima volta il traguardo della Serie B; quasi dieci anni dopo, la società approda in Serie A. Se per l’impresa di Ivo Iaconi si usò l’aggettivo “storica”, per la sua promozione nel calcio che conta, si è usato il termine “epocale”. Che effetto le fa? Ancor più che dieci anni fa, può questa nuova avventura, rappresentare un valore aggiunto per il territorio, per la comunità frusinate?
“Certamente. La città si è riavvicinata alla squadra, cosa che si era persa un po’ dopo la retrocessione del 2011; vedere le strade tutte colorate di gialloazzurro, ci gratifica confermandoci che abbiamo fatto qualcosa di speciale. Poi, per una cittadina di cinquantamila abitanti, che non ha mai militato in serie A, è emozionante, soprattutto, pensare dove andrà a giocare la sua squadra o scorrere i nomi delle squadre che verranno a giocare da noi. Si parlerà di noi; i vantaggi saranno per tutti, per la città, per le strutture, per gli alberghi, per i ristoranti; verranno tifosi di altre squadre, squadre importanti, andremo noi a giocare in stadi che fino a qualche tempo fa nessuno si sarebbe mai sognato di visitare, figuriamoci di giocarci dentro. Sono dunque convinto che questa nuova dimensione possa far bene all’intero ambiente locale”.
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Proprio i grandi scontri che vi attendono, per lei non sono una novità, al contrario. Juventus, Lazio, Roma, Napoli, le milanesi, la Fiorentina. Lei le ha incontrate tutte; la sua carriera l’ha portata in grandissime piazze e con ottimi risultati: sia a Napoli, che a Genova, che a Torino, la ricordano tutti con affetto e spirito di appartenenza. Se le dico, “30 Settembre 2000”, cosa mi risponde?
“Esordio, con gol, in Serie A. Anche quella fu un’emozione fortissima, con il San Paolo pieno in ogni ordine di posto per la sfida alla Juventus, con cui la rivalità è fortissima e molto sentita a Napoli. Fu una grandissima soddisfazione, anche se quella partita non andò bene, perché alla fine i tre punti li prese la Juventus. Sfortunatamente, quello fu solo l’inizio di una stagione maledetta per me, poiché alla seconda giornata mi ruppi il ginocchio (Stellone in conseguenza di questo infortunio concluse anticipatamente la stagione, ndr) e per la squadra, che retrocesse di nuovo in B tra mille polemiche”.
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Una domanda allo Stellone attaccante e bomber di razza: cosa dirà ai suoi attaccanti, per spiegare loro il salto di categoria? Come li abituerà alla nuova dimensione?
“Dirò loro che i gol si fanno in tutte le categorie, e che in Serie A vale la stessa regola. Credo che i nostri attaccanti, Ciofani per citarne solo uno, abbiano tutte le carte in regola per lasciare il loro segno anche nel calcio cosiddetto maggiore”.
Il frosinone cercherà una soluzione per giocare la serie a in città. L’ipotesi avellino non piace…
Capitolo rinforzi: cominciano a circolare i primi nomi per il Frosinone formato serie A; si fanno gli identikit di chi potrebbe implementare la rosa. Avenatti, Bittante, Gavazzi…Cosa deve migliorare la sua squadra per ben figurare nella massima serie?
“Non snatureremo la squadra, è una filosofia che condivido col mio staff. Non lo abbiamo fatto quando siamo saliti dalla Lega Pro alla Serie B, non lo faremo neanche ora. Inseriremo quei cinque, sei elementi di categoria per aumentare la qualità e soprattutto l’esperienza del gruppo, composto per la maggio parte di giocatori che non hanno mai fatto la Serie A, allenatore compreso, che sì, ha giocato in categoria, ma non vi ha mai allenato”.
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Ringraziandola e salutandola: una battuta su Lotito e la famosa telefonata? Forse è il caso di stemperare la vicenda…
“Guardi, ha risposto già esaurientemente il presidente Stirpe (invitando il patron laziale a cena, per spiegarsi e chiudere la vicenda, ndr), quindi non credo ci sia altro da aggiungere. Per quello che mi riguarda, non commentai le dichiarazioni, la telefonata, allora e non lo farò neanche adesso. Quello che posso dire, è che il Presidente Lotito è stato buon veggente, perché all’epoca delle dichiarazioni il Carpi rallentava e il Frosinone era in quinta posizione. Per fare una battuta, possiamo dire che il Presidente Lotito ha portato bene”.