Non fu Totò Riina ad ordinare quella strage. L’ex Capo dei capi di Cosa Nostra è stato assolto dall’accusa di essere il mandante dell’attentato al Rapido 904 che, il 23 dicembre 1984, provocò 16 morti. La sentenza è stata letta dal presidente della Corte d’Assise di Firenze, Ettore Nicotra. Riina, che ha seguito il processo in collegamento video, aveva deciso di non assistere alla lettura della sentenza, che sconfessa la tesi dell’accusa secondo cui l’ex superboss sarebbe stato il «determinatore» della strage. Il pm Angela Pietroiusti aveva chiesto la pena massima dell’ergastolo per l’ex Capo dei capi, «non perché egli non poteva non sapere – ha spiegato – perché era a capo dell’ organizzazione, ma perché Riina esercitava questo potere. Solo con la sua autorizzazione è stato fornito l’esplosivo a Calò e solo lui poteva decidere la destinazione dell’esplosivo. Riina è il determinatore, lui dà questo contributo decisivo». Tuttavia la decisione dei giudici si è rivelata differente.
La vicenda. L’attentato al Rapido 904 venne compiuto domenica 23 dicembre 1984, nel fine settimana precedente le feste natalizie. Il treno, proveniente da Napoli e diretto a Milano, era pieno di viaggiatori che ritornavano a casa o andavano in visita a parenti per le festività. Il convoglio intorno alle 19.00 fu colpito da un’esplosione violentissima mentre percorreva la Direttissima in direzione nord, a circa 8 chilometri all’interno del tunnel della Grande Galleria dell’Appennino, in località Vernio. La detonazione fu causata da una carica di esplosivo radiocomandata, posta su una griglia portabagagli del corridoio della 9ª carrozza di 2a classe, a centro convoglio: l’ordigno era stato collocato sul treno durante la sosta alla stazione di Firenze Santa Maria Novella.
Le reazioni. “Non si può consentire che Riina sia il parafulmine dei mali – aveva detto prima della pronuncia dei giudici il difensore di Totò Riina, l’avvocato Luca Cianferoni – Da qualche anno a questa parte Riina è il parafulmine. A chi fa comodo Riina parafulmine? A chi fa comodo questo processo? Questo non è fatto siciliano – ha aggiunto – né di mafia, né di politica. Come per la strage di Bologna. Cosa c’è dietro a questi fatti?”.