In Europa Facebook non gode di un buon rapporto con le autorità garanti della privacy, che hanno nuovamente messo sotto accusa il colosso di Zuckerberg per una sospetta violazione della privacy degli utenti. Sei Paesi del continente europeo hanno infatti avviato un’indagine contro le dubbie intenzioni del social network, che presto potrebbe essere obbligato a cambiare la propria politica oltre che subire pesanti multe.
Germania, Olanda e Belgio sono state le prime nazioni ad avviare le indagini contro la “grande F” a cui successivamente si sono unite Francia, Spagna e Italia. Le inchieste si concentrano sopratutto sulla gestione dei dati fatta su oltre 300 milioni di utenti del social network in tutta Europa.

Anche Instagram e WhatsApp, servizi acquistati da Facebook negli ultimi tempi, sono finiti nel mirino delle autorità garanti della privacy in quanto i loro dati avrebbero permesso al colosso della Silicon Valley di definire le abitudini (private) degli utenti e usarle a fini pubblicitari.
Una posizione critica per Facebook, e non nemmeno la prima volta che i giganti americani del web si trovano nel mirino delle direttive europee sulla privacy. Anzi, questo è solo un episodio della lunga contesa che vede contro le autorità di vigilanza europee e i protagonisti della Silicon Valley, primi fra tutti (sul patibolo) Google e Apple.

Una vicenda che non è sicuramente conclusa e che si può riassumere in una domanda molto precisa. È giusto sacrificare la privacy per ottenere servizi più mirati e adatti agli utenti? E sopratutto, oggi si può parlare ancora di privacy online?
