Erano provate in volto Greta e Vanessa, le due giovani volontarie di 20 e 21 anni rapite in Siria lo scorso luglio. Sono tornate in Italia alle 4.20 di venerdì mattina. Ad attenderle all’aeroporto di Ciampino il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e il capo dell’unità di crisi della Farnesina Claudio Tafuri.
Erano presenti anche i familiari delle due ragazze, arrivati un po’ in ritardo per colpa di una gomma bucata durante il viaggio. Greta Ramelli è scoppiata a piangere. Si è scusata con la madre e con tutta l’Italia. “Non tornerò mai più in Siria”, ha dichiarato la ragazza. Anche Vanessa Marzullo è riuscita a dire qualcosa: “Eravamo andati laggiù solo per aiutare i bambini, quello era l’obiettivo del nostro viaggio. Ma sì, abbiamo sbagliato a farlo in quel modo”.
Greta ha chiesto informazioni al fratello in merito alla reazione del popolo italiano sui social network. “Chissà cosa stanno dicendo di noi… “. Ma lui l’ha rassicurata: “Tranquilla, c’è grande solidarietà”.
Qualche ora dopo sono state ascoltare per quattro ore dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Sergio Colaiocco e Francesco Scavo. Hanno ricostruito i cinque mesi e mezzo di prigionia raccontando di non aver subito violenze né minacce di morte. Hanno detto di essere state sempre in Siria e hanno sottolineato che i loro carcerieri erano sempre a volto scoperto. Da quanto si è appreso hanno subito un trattamento duro, ma con livelli di criticità tollerabili.
Dicono di non saperne nulla del riscatto. Alla Camera il ministro Gentiloni ha definito “illazioni” le voci di un pagamento da 12 milioni di dollari per la liberazione delle due volontarie.