Una storia lunga, controversa e che forse avrete già sentito, quella riguardante il caso “Garcia vs Google”. Se non ne siete a conoscenza, facciamo un breve riepilogo per chiarire le idee. Il tutto ruota attorno al video denominato “Innocence of Muslims“, il risultato di un progetto non andato a buon fine nel 2012. Tale video è stato caricato nel 2012 su YouTube, causando una vera e propria ribellione in paesi come Egitto, Libia e Tunisia. Si tratta infatti di un cortometraggio di livello molto basso di 14 minuti, che però sarebbe dovuto essere un vero e proprio film storico arabo. Il progetto è andato, come già detto, in malora, passando da una storia che avrebbe dovuto raccontare le avventure di Maometto alla descrizione di quest’ultimo come un pedofilo. Il film, ha riscosso una disapprovazione tale, che è stata emessa una fatwa (una condanna a morte) verso gli attori. Tra questi attori, troviamo proprio Cindy Lee Garcia, comparsa nel corto ma protagonista della vicenda
Quest’ultima, probabilmente per estraniarsi dal video, che non corrispondeva a ciò per cui lei sarebbe stata ingaggiata (500$ per una apparizione di pochi secondi), ha deciso di citare in giudizio il produttore Nakoula Basseley Nakoula, ma anche YouTube e quindi Google, chiedendo l’eliminazione da parte di quest’ultima del video dalla piattaforma.
Per riuscire nell’intento, Garcia ha accusato la società di violazione di diritto del copyright, sostenendo che la sua performance è equiparabile ad un lavoro indipendente d’autore e che Google stia violando quindi il diritto d’autore. Fino ad ora tutti i giudici hanno dato ragione proprio a Google, ma la nona Corte di Appello ha invece ordinato a Google di rimuovere il video. Naturalmente quest’ultima ha richiesto un riesame.
La questione non sta tanto nel processo in sé, ma tanto in quello che potrebbe causare. Se Garcia avrebbe la meglio, si potrebbe scatenare una vera guerra contro YouTube e Google dove ogni comparsa in qualsiasi video (magari il trailer di un film) potrebbe rivendicare la qualsiasi, facendo decadere qualsiasi potere detenuto dai produttori cinematografici (nonostante i contratti in loro possesso firmati da tutti gli attori).