Dopo il caso Michael Brown, la cui morte ha generato disordini in tutta la città di Ferguson, domenica la polizia di Cleveland ha ucciso un altro ragazzo afroamericano di dodici anni a colpi di arma da fuoco. Stringeva tra le mani una pistola ma da successivi accertamenti è emerso che non si trattava di un’arma vera. Tamir Rice, così si chiamava il ragazzo rimasto ucciso, non avrebbe alzato le mani come chiesto dagli agenti.
L’accaduto
Diverse segnalazioni arrivate alla polizia parlavano di un ragazzo intento a spaventare i passanti con un’arma da fuoco. Una volta intervenuti, gli agenti hanno chiesto al dodicenne di alzare le mani. Rice si è però rifiutato ed ha portato le mani alla tasca come a voler estrarre la pistola giocattolo. Soltanto in quell’istante gli uomini della polizia hanno sparato, causando ferite che non hanno lasciato scampo al giovane. È morto poche ore dopo.
I commenti
Il capo della polizia, Jeff Follmer, afferma che agli agenti inviati sul luogo non era stato detto che l’arma da fuoco del ragazzo poteva essere finta, segnalazione che sarebbe arrivata tramite telefono da alcuni testimoni. Il padre del giovane Rice, intervistato da un giornale locale, si chiede perché gli agenti non abbiano utilizzato il taser per stordirlo e immobilizzarlo.
La polizia si difende affermando che l’arma giocattolo era una riproduzione fedele di una vera arma semiautomatica e che per di più il ragazzo aveva tolto il sigillo arancione che indica un’arma ad aria compressa.