La nazionale italiana risponde nel migliore dei modi possibili alla prima sfida probante dell’era Conte, che non riesce ad infilare la quinta vittoria consecutiva, ma che ottiene un punto importantissimo in questa fase di qualificazioni. La partita di ieri ha mostrato le due facce di questa Italia che sebbene appaia come una squadra ormai rodata e mostri dei miglioramenti, soprattutto dal punto di vista tattico, ha messo in luce gran parte dei suoi limiti.
Difendere un pareggio contro una squadra che fuori casa ha imposto un possesso palla quasi imbarazzante, che dimostra la sua superiorità sprattutto in termini di qualità, non sembra all’indomani un’impresa da poco. Il bicchiere dunque è mezzo pieno perchè l’Italia, oggettvamente inferiore, almeno sulla carta, ha dimostrato di esserci soprattutto con la testa e con il cuore. Una prova di mentalità importante per una squadra che non ha ancora trovato una propria identità e che continua ad oscillare tra esordi e nuove presenza e vecchie certezze. Importante risposta anche dal punto di vista tattico: il cambio di modulo in corsa, ha portato la squadra ad affrontare una prova di duttilità in un momento in cui difendere un paregio è sembrato l’unico risultato raggiungibile e in cui proteggersi con una difesa a quattro l’unico modo per arginare i continui affondi croati. Buona prova anche sotto l’aspetto dell’entusiamo: principali dispensatori i subentrati El Shaarawy e Pellè.
La squadra sembra girare bene soprattutto nel primo tempo. Daltronde il goal della Croazia è frutto di un brutto errore di Buffon: prestazione buia da inoltrare nelle “giornate da dimenticare” o primo vero campanello d’allarme per il tanto atteso svecchiamento? Come in ogni post-partita che si rispetti infatti non mancano le critiche che non colpiscono solo il nostro portiere.
L’aspetto tecnico è il principale tallone d’Achille della squadra: sono poche le giocate di qualità, complici le assenze e gli infortuni. L’unica via di fuga, senza Pirlo e Verratti, è stata verticalizzare dalla difesa fino alla trequarti rischiando con passaggi alla cieca, tentativi maldestri per superare la difesa avversaria. Si potrebbero ancora una volta elencare le mancanze del nostro settore giovanile e invocare la necessità di investire di più in questo senso nel calcio italiano, ma non è questo il momento: concedere il beneficio del dubbio e aspettare la prossima prova contro la Bulgaria per tirare le somme. E ancora: se l’Italia deve essere gestita come un club, non dovrebbe esistere la possibilità che vengano convocati giocatori che non siano in condizione nemmeno di allenarsi. Ma in questo di spera che il “caso Balotelli” abbia davvero insegnato qualcosa.
I giocatori italiani più in forma attualmente sono questi, e dovremmo ormai conoscerli con i propri errori e i propri difetti. In questo momento il nostro calcio difetta di grandi personalità, Conte dovrà essere bravo a cementare un gruppo valido per affrontare da protagonista i prossimi campionati europei.