Molti atleti sia di sport individuali che di squadra, soprattutto di medio/ alto livello, ad un passo dalla vittoria di una partita o round o set che gli permetterebbe di vincere un campionato oppure un torneo spesso, si bloccano, come se improvvisamente non riuscissero più a portare a termine le azione necessarie e perdessero la concentrazione necessaria per farlo nonostante gli ottimi risultati e preparazione derivante dagli allenamenti.
Così questi atleti, perdono; non per motivazione tecniche ma per “paura di vincere”. Una paura nota come nikefobia. oppure per un eccessiva ansia che raggiunge livelli non più controllabili. Infatti, essendo l’ansia presente anche in situazioni potenzialmente positive quando le aspettative su se stessi sono elevate e si necessita di un alta concentrazione ed attivazione psicofisica, raggiunto e superato un certo limite essa può diventare nemica e prendere il sopravvento, anche mandando in attimi di confusione che facilitano una progressiva perdita del controllo. L’ansia è comunque più gestibile e meno complessa da far rientrare rispetto alla nikefobia, che rappresenta una situazione psico-affettiva più strutturata.
La nikefobia o “inibizione al successo“, è invece un problema non temporaneo come può capitare con un attacco di ansia, ma ha radici ed origini più profonde nella storia dell’individuo.
Questa singolare fobia può avere origine da cause e sottendere dinamiche diverse, quali:
- Sensi di colpa: a causa della aggressività necessaria per vincere ma che il soggetto valuta e sente come esagerata.
- Razionalizzazione: il soggetto valuta il peso che si creerebbe in lui dopo una vittoria eccessivo, temendo di non essere capace di gestirlo e ciò, gli genera un blocco mentale che si declina in una inibizione al successo.
- Isolamento socio/affettivo: il soggetto teme che dopo poco tempo dalla vittoria, chi lo ha prima supportato, possa allontanarsi da lui per il più piccolo errore e prova il desiderio di punire chi si comporta così attraverso un fallimento nel suo sport.
- Risentimento: il soggetto può sentirsi gravato di aspettative troppo alte verso le sue prestazioni sportive a cui fanno sempre da contraltare critiche feroci per ogni minimo errore.
- Rispetto delle gerarchie: vincere con un compagno più anziano e considerato più forte, oppure con il proprio istruttore, comporterebbe la necessità di problematizzare l’insegnamento ricevuto e le gerarchie stesse, oltre che la necessità di assumere forse un ruolo per il quale ci si sente impreparati. Ciò può portare a bloccare un atleta nelle sue prestazioni.
- Paura del mito: il soggetto può aver paura che se vince una o più volte, i suoi allenatori e tifosi si aspettino sempre da lui lo stesso tipo di prestazione di alto livello, anche quando non è in grado di effettuarle e di dover poi affrontare avversari sempre più forti e ciò, può provocargli un blocco. D’altra parte però, il non raggiungere da parte dell’atleta dei risultati che la propria preparazione atletica in realtà gli permetterebbe e la consapevolezza di ciò, gli fa percepire il proprio fallimento come incongruo, provocandogli un disagio.
Il soggetto o la squadra, per timore di far nascere un mito che necessita poi di auto-perpetuarsi, sviluppa una paura di vincere o nikefobia.
A livello psicologico la paura di vincere può avere una spiegazione in termini di teoria freudiana e può essere considerata, secondo gli esperti come il risultato di problematiche affettive antiche che l’individuo si porta dietro dall’infanzia e di una educazione molto rigida. Il raggiungimento del successo, potrebbe rappresentare la prova evidente dell’esistenza in se stessi di una aggressività che è stata “utilmente”impiegata per raggiungerlo ma che la propria coscienza morale o istanze superegoiche fortemente riprovano e criticano, portando invece ad una inibizione della stessa, che si esprimerebbe in forma di potente energia.
Uno degli insegnamenti base che si ricevono da piccoli da parte dei genitori e degli educatori e che si interiorizzano, è infatti quello di controllare la propria aggressività.
La nikefobia è quindi un problema che nasce e si sviluppa inconsciamente nell’atleta che ne soffre, motivo per cui essa non può essere affrontata con la razionalità o con degli incoraggiamenti o peggio, delle minimizzazioni del problema, che lo farebbero sentire ancora più impotente e squalificato. E’ necessario invece l’aiuto di un professionista che lo aiuti in primo luogo a riconoscerne l’esistenza in se stesso e quindi, a gestire poi il problema con maggiore efficacia quando la paura di vincere dovesse presentarsi durante una gara, in modo tale da comprenderne i segnali ed evitare di esserne sopraffatti, gettando così via i risultati di tanto duro lavoro ed allenamento quando ormai il traguardo e la vittoria, sono davvero vicini da poterli toccare.