Sembra che la bellezza d’ora in poi sia diventata anche sinonimo di salute. Proprio così. A rivelarcelo è una ricerca compiuta negli USA dall’ Università del Cincinnati i cui risultati sono stati pubblicati e resi noti sul giornale scientifico “Evolution and Human Behaviour” e che, a quanto pare, ci danno la prova scientifica su alcuni dei più noti luoghi comuni.
La questione è di natura genetica e sembra essere tutta a favore dei belli, a svantaggio dei più bruttini. Infatti proprio questi ultimi non godono di un potenziale di buona salute perchè il loro Dna non è sano e ha più probabilità di scatenare l’ insorgenza di patologie fisiche come ad esempio asma, colesterolo e pressione elevati, depressione, diabete e acufene ma anche malattie mentali.
La più grande indagine che pone in stretta dipendenza la bellezza con la salute, ha coinvolto un campione di ben 15mila uomini e donne, posti sotto analisi da quando avevano 10 anni e di età compresa tra i 24 e i 35 anni. A seguito di un colloquio di novanta minuti sono stati classificati a seconda del loro potenziale attrattivo ed i ricercatori, increduli, non hanno potuto far altro che constatare che, tra le ‘cavie’, gli attraenti a lavoro chiedevano meno giorni di permesso per malattia o comunque per salute.
Possiamo dedurre, quindi, che la bellezza non ha solo la parvenza di perfezione fisica ed estetica ma anche genetica; è indicatore di un buon patrimonio genetico e di minori rischi nell’ ammalarsi. Essere belli fa rima con lo stare bene in salute. Una domanda, però, sorge spontanea: in base a quale criterio la ricerca considera una persona bella o brutta?