L’alitosi è un problema molto diffuso nella popolazione di tutto il mondo; infatti, circa 1 persona su 2 sembra soffrirne. Diverse possono essere le cause quasi sempre ricollegabili a problematiche dell’apparato digerente o in qualche caso, di quello respiratorio. E’ frequente soffrire di alitosi se si è affetti da ernia iatale, da diabete mellito o cirrosi epatica.
Soffrire di alitosi può rappresentare un grave problema poiché può seriamente compromettere la possibilità di instaurare un dialogo ravvicinato con i nostri interlocutori siano essi casuali, sia soprattutto quelli con i quali abbiamo un rapporto confidenziale ed affettivo importante. Infatti, l’alitosi porta spesso come risultato l’evitamento di alcuni tipi di scambi più intimi come può esserlo ad esempio un bacio con l’amata/o. L’individuo che ha o che teme di avere l’alito pesante infatti, tende a fuggire in modo volontario o meno da queste situazioni e, spesso anche da quelle sociali meno coinvolgenti nelle quali l’interazione avviene esclusivamente sul piano verbale.
Considerando l’alitosi dal punto di vista della psicologia del profondo, l’alitosi potrebbe essere espressione simbolica di una aggressività che non potendosi esprimere in altro modo, ha trovato soltanto questo particolare via di sfogo.
Considerando che l’alitosi comunque deriva in genere da problemi di tipo digestivo caratterizzati da una certa difficoltà a digerire ciò che si mangia, cioè il cibo come simbolo di qualcosa che “entra” in noi dal mondo esterno, provocando evidentemente una certa stagnazione nell’organismo, essa è suggestiva della presenza a livello simbolico di un malessere interno e profondo nell’animo della persona che ne soffre, che non solo può causare problemi di relazione ma anche esprimersi ad un altro livello con una certa tendenza alla ruminazione dei pensieri, che si caratterizzano in chi ne soffre per la loro ripetitività.
Così come è stagnante il cibo mal digerito che appesantisce l’alito infatti, altrettanto si rivelano spesso stagnanti i pensieri, che non riescono ad essere sufficientemente produttivi e creativi, appesantendo la mente e portandola a volte a dei cortocircuiti di tipo ossessivo.
Da questo punto di vista quindi possiamo notare che così come lo stomaco fa fatica a digerire ed a far transitare il cibo ingerito, allo stesso modo quei pensieri che riusciamo ad accettare solo con molta fatica perché ad esempio, ci mettono davanti a qualche situazione che ci costringe ad uno sgradevole confronto con alcune parti di noi stessi che preferiremmo ignorare anziché affrontare in modo più diretto, tendono a dare vita a delle ruminazioni mentali continue tanto più quanto cerchiamo di scacciarli oppure di ignorarli.
La relazione tra alito cattivo ed il suo significato simbolico è antichissimo. Se pensiamo che già nella Genesi a proposito della Creazione si narra che Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza e poi soffiò nelle sue narici un “alito” di vita, che si esprime nel respiro. In greco antico,”pneuma” – respiro – significava spirito, anima e quindi, si ricollegava all’umore ed all’aria animatrice della vita .