Uno degli argomenti più scottanti di questo 2013 è stato sicuramente il caso Datagate, il quale ha rivelato al mondo le tante operazioni di sorveglianza elettronica che, i governi di tutto il pianeta, svolgevano l’uno contro l’altro e contro il popolo, violando la privacy di ogni utente. Dopo mesi e mesi di polemiche, comizi, articoli delle più importanti testate giornalistiche al mondo, fra tutti il ‘The Guardian‘, e ricerche, finalmente si iniziano a prendere i dovuti provvedimenti per proteggere i dati e la privacy di tutti. Le Nazioni Unite hanno detto di “no” a tutto questo, chiedendo una risoluzione sulla sorveglianza elettronica, promossa maggiormente da Germania e Brasile.
Il testo del documento, che è stato ridotto a poche pagine rispetto alla bozza originaria per ottenere il via libera di Stati Uniti e Gran Bretagna, lancia un appello per porre fine ad una sorveglianza elettronica “eccessiva” esprimendo preoccupazione per il danno derivante da tali azioni, comprese quelle di spionaggio in Stati esteri e la raccolta di massa di dati personali, può avere sui diritti umani.
La risoluzione presentata afferma il diritto alla privacy di ogni cittadino e utente, che deve essere protetto anche durante lo svolgimento delle attività informatiche, quali invio dati e conversazioni. Il testo, che può essere considerato il primo vero rapporto internazionale in merito a tale tema, non fa riferimento specifico al grande orecchio americano: l’NSA, ma si concentra su tutti i servizi segreti e di intelligence del mondo, da quelli europei a quelli asiatici, passando per quelli americani. Il caso Datagate infatti, non riguarda solo la ormai famosa NSA. Dalle ricerche effettuate negli ultimi mesi, molte violazioni sono state effettuate proprio sul territorio europeo, sia dalle sedi NSA nel vecchio continente, sia dalle agenzie di spionaggio europee.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato sicuramente lo spionaggio verso alcuni dei più importanti leader politici del mondo, tra cui la cancellieri tedesca Angela Merkel e la presidente brasiliana Dilma Rousseff, facendo infuriare di conseguenza la Germania e il Brasile, oltre ad altri paesi.