Lo scandalo della NSA ha sconvolto il mondo intero, il quale in pochi mesi, ha scoperto di essere allo scoperto dalle agenzie di spionaggio che si appoggiano al web. Tra queste società si pensa ci fosse anche Facebook che, però, nella giornata di ieri ha cercato di eliminare le voci.
Facebook infatti, è stato il network più coinvolto in termini di voci all’interno dello scandalo, poiché dopo Google, è il sito più visitato ed utilizzato al mondo, dove non solo le persone eseguono delle operazioni private, ma in cui vi sono dati sensibili come foto, video, informazioni varie.
Per scrollarsi di dosso queste critiche quindi, Mark Zuckerberg e il suo staff hanno posto una firma a nome della società in calce ad una petizione al FISC, Foreign Intelligence Surveillance Court, il tribunale che valuta la legittimità delle azioni della intelligence americana e il rispetto delle leggi sulla sicurezza nazionale rispetto alla privacy dei cittadini sul suolo americano.
La petizione era già stata annunciata in alcuni report che giustificavano la posizione di Facebook. Ieri però lo stesso Colin Stretch è tornato sull’argomento:
“Nel corso degli ultimi mesi, in mezzo a notizie di stampa che speculano sulla natura e la portata dei programmi governativi volti alla sicurezza delle persone, abbiamo chiesto più volte ai governi di tutto il mondo di poter fornire maggiori dettagli circa le loro operazioni. Li abbiamo anche esortati a consentire alle imprese di divulgare le informazioni relative agli ordini del governo e le richieste che ricevono, in maniera e in misura tale da non compromettere le legittime preoccupazioni sulla sicurezza. Quegli sforzi hanno incontrato inizialmente un certo successo. Nel mese di giugno, a seguito di discussioni con il governo degli Stati Uniti, noi e una serie di altre aziende abbiamo avuto il permesso di pubblicare, all’interno di un range, il numero totale di richieste, in applicazione della legge, di dati utente che abbiamo ricevuto in un dato periodo, relative anche alla sicurezza nazionale. Questo ci ha permesso di rilasciare informazioni che confutano molte delle notizie di stampa stravaganti e false che circolano al momento. E ci ha permesso di chiarire che un irrisorio numero di persone che utilizzano Facebook, una piccola frazione dell’uno per cento, sono stati oggetto di qualche tipo di richiesta del governo degli Stati Uniti lo scorso anno”.
Sembrerebbe tutto finito, non proprio. Poiché Facebook sostiene che con Washington non si stanno facendo progressi:
“Le azioni e le dichiarazioni del governo degli Stati Uniti non hanno adeguatamente affrontato i problemi delle persone in tutto il mondo sul fatto che le loro informazioni siano al sicuro. Crediamo che la gente meriti di essere più informata e vorremmo contribuire a promuovere un dibattito su come i programmi di sicurezza governativi possano bilanciare adeguatamente gli interessi della privacy e quelli della sicurezza pubblica. Non siamo stati autorizzati a specificare anche approssimativamente quante di queste richieste appartengono alla NSA né ci è stato permesso di fornire informazioni che identificano il numero di tali richieste. Nelle ultime settimane è ormai chiaro che il dialogo con il governo degli Stati Uniti, che pure ha prodotto qualche maggiore trasparenza, non si presta più a progressi”.
Insomma, la petizione potrebbe continuare e molto probabilmente nei prossimi giorni vedrà applicata anche la firma di Google e Microsoft, le altre due società toccate maggiormente dallo scandalo, che confermano di non essere coinvolte e di volere risolvere la faccenda “per il bene degli utenti“.
Voi che ne pensate?