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Germania: l’editore Springer si arrende a Google News

Axel Springer, uno dei più importanti editori tedeschi, ha dovuto rinunciare alla propria scelta temporanea di vincolare Google a non pubblicare i contenuti dei propri articoli sul servizio Google News offerto dalla compagnia per facilitare la fruizione dei contenuti. La decisione di fare un passo indietro è stata dettata da un forte crollo del traffico sui siti gestiti da Springer, dovuto proprio alla mancanza di un link rapido che indirizzasse i lettori sui contenuti.

A questo punto la Springer si troverà costretta a dare di nuovo il via libera a Google per integrare tra i risultati di ricerca anche le notizie pubblicate dai quattro siti tedeschi welt.de, computerbild.de, sportbild.de e autobild.de, i quali erano stati soggetti a questo temporaneo esperimento poi rivelatosi fallimentare e nocivo per la società stessa.

Il caso tedesco è solo uno dei tanti esempi di quello che si può definire un vero e proprio braccio di ferro fra Google e gli editori più importanti del mondo, che inevitabilmente ha coinvolto anche i governi, sui quali infatti sono state esercitate forti pressioni da parte delle testate giornalistiche per imporre la famosa Google Tax alla casa di Mountain View, in modo da impedirle di pubblicare frammenti di articoli coperti da copyright (e quindi di capitalizzare il lavoro di altri).

D’altra parte però un aggregatore di notizie svolge proprio questa importante funzione, e cioè quella di facilitare la visualizzazione dei contenuti e mettere in comunicazione in modo semplice e rapido gli utenti con i siti web che si occupano di fornire le notizie, risulta quindi difficile poter imporre ad un servizio del genere una tassa, poiché come si è visto penalizzerebbe le società editrici stesse.

Questo tipo di problematica è stato sollevato con grande clamore in Germania, dove sono state più di 200 le case editrici che hanno tentato la strada del ritirarsi da Google News e procedere con le proprie gambe, ma molte di esse hanno poi dovuto tirarsi indietro per evitare di perdere un gran numero di lettori, altre invece continueranno in questa maniera, rischiando però di auto-escludersi dal mercato.

Anche in Spagna si è discusso a lungo su questo ed il governo ha deciso di imporre una sorta di Google Tax in modo simile a quanto accaduto in terra tedesca, lasciando dunque agli editori la possibilità di imporre o meno una tassa sulla licenza per poter mostrare i contenuti, andando però a gravare sensibilmente sul numero delle proprie visite.

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